sabato 1 luglio 2017

Mai baciare il tuo Ex di Birgit Kluger

                         
                                                      
😋
Uscito il 26 giugno 2017


Alex e Jana sono vicini di casa. Si conoscono si piacciono e iniziano un'intensa storia d'amore. Poi lui sparisce. Sparisce nel vero senso della parola. L'appartamento vuoto. Il cellulare squilla libero. Non una traccia rimasta dietro di lui. Jana incredula si dispera, e nonostante siano trascorsi mesi, fatica a riprendere in mano la sua vita. Rimane senza lavoro, senza soldi, senza stimoli. Provvidenziale la telefonata della sorella e l'incarico che cambierà radicalmente il corso della sua vita.
Ambientato principalmente sull'isola di Ibiza, il romanzo è un giallo
divertente, spumeggiante e come sempre, caratterizzato dalla penna leggera dell'autrice. Perfetta come lettura estiva.

La traduzione del romanzo ha richiesto cinque lunghi mesi. Mesi in cui ho trascorso nottate intere- Dio salvi la mia Lavazza a modo mio- davanti allo schermo. Giornate libere dal lavoro, incollata al PC a volte in location come Cesenatico, sul molo. Gatteo, a casa mia. E Cesena, dentro la biblioteca Malatestiana. Mica male per trovare l'ispirazione....☺☺☺Ho avuto la fortuna di essere "revisionata" da bravissimi e pazientissimi...dunque... chi scrittore, chi revisore, chi insegnante di italiano per stranieri. Prossimamente li menzionerò. Quindi dovrebbe essere venuto fuori un buon omaggio all'autrice Birgit Kluger che mi ha appena assegnato altre due collaborazioni. La scrittrice è, per chi volesse saperlo, simpatica nella vita come nei suoi racconti. Una tedesca molto aperta, con un trascorso di vita un po' ovunque, dagli Stati Uniti a Ibiza stessa, passando per altri punti della cartina che non sto a elencare tanto non c'entra nulla con il libro. Di nuovo, grazie per il contributo che darete leggendolo e commentandolo.

Vi linko i primi 4 capitoli gratis. Baci, baci! Eva
Conto su di voi per un commento!

https://leggi.amazon.it/kp/embed?asin=B073DJ9VCZ&preview=newtab&linkCode=kpe&ref_=cm_sw_r_kb_dp_aT2vzbXCABFZS
💙💜💛💚💟

lunedì 19 dicembre 2016

                      Euh, quoi de neuf docteur? ✌😉







Il mio difficile rapporto con i suoni onomatopeici. 

 Definizione di Onomatopeico (Garzanti Linguistica):
f. -a; pl.m. -ci, f. -che
di onomatopea, che è formato per onomatopea: parola onomatopeica; voce di origine onomatopeica |verso onomatopeico, frase onomatopeica, che attraverso i suoni evoca ciò che esprime in parole.

 Da brava lettrice di fumetti ho iniziato con Topolino (a essere onesta durante la mia gioventù a Lussemburgo ero affezionatissima anche ai puffi, cioè a "Les Schtroumpfs". Come anche a"Tintin" a fumetti e a "Boule et Bill"). Crescendo, questi hanno ceduto il posto a Dilan Dog e Diabolik ( ahem! Alcuni classici della Disney sono rimasti delle costanti).
Sono sempre stata incuriosita dai suoni definiti a parole e so bene che esistono glossari e glossari che elencano la traduzione esatta del suono stesso. Però quel che ho sempre trovato curioso era che lo stesso suono, mettiamo l'abbaiare del cane, non è affatto lo stesso da paese a paese.

Ovvio. Ma neanche troppo.
Tanto per fare un esempio semplicissimo, torniamo a Fido. Un cane non fa lo stesso abbaio ovunque. Eh no! Infatti, un cane francese farà: "ouaf ouaf". Uno americano, "arf-arf". Un cagnolino tedesco emetterà un suono più gutturale, come "wuf, wuf". Interessante scoprire che quello turco invece abbaia con un "hav-hav“ o un " Kuçu, kuçu". E vorrei tanto sentirlo con le mie orecchie per scoprire se lo interpreterei proprio così anch'io.
Scherzo, ma troppo.
  
Come già scritto in un altro post, sono alle prese con la traduzione di un romanzo tedesco in cui l'autrice, questa volta, si è divertita a inserire un sacco di suoni onomatopeici. Piuttosto semplici, e renderli in italiano è altrettanto facile. Ma mi sono messa a riflettere.
 Perché io, se non mi complico la vita con ricerche su ricerche per restituire il senso alla perfezione e rimanere fedele al testo originale senza che il mio passaggio come traduttrice sia percettibile, beh, non dormo serena.

 Mi sono messa a fare ricerche più approfondite.
 Uno spavento e un'esitazione nella risposta della mia protagonista, io li interpreto con un suono differente da quello che trovo nei glossari. E qui non parlo dell'interpretazione personale di una frase, ma solo di un suono in sé. Perciò mi chiedevo, quanto posso allontanarmi dai codici predefiniti e quanto invece l'allontanarsene sia poi una libera interpretazione e finisca poi per scivolare nella traduzione sbagliata.
Una cosa è certa, in questo come in ogni altro mestiere fatto a regola d'arte, non si è mai imparato a sufficienza. E so di essere solo all'inizio. Un'altra cosa è ancora più certa, soffermarsi a pensare va bene. Ma alla fin fine esistono il riquadro laterale delle revisioni e i relativi commenti (su cui, di solito, mi dilugo troppo) . E quindi, posso anche soffermarmi un po' di meno. Torno al mio "Ex", poiché la Deadline non è vicinissima ma vista la frequenza e la durata delle mie "pause di riflessione",meglio tornare alla tastiera sul file del romanzo.
Ps: vi giro il link della pagina della mia autrice, in cui compare il romanzo su cui sto lavorando, nela sua versione originale
.https://www.amazon.it/Birgit-Kluger/e/B005UM5S0K/ref=sr_ntt_srch_lnk_1?qid=1482153992&sr=8-1

...e poiché mi auguro altre recensioni scritte da lettori entusiasti, giro il link del mio primo romanzo tradotto per lei:     https://www.amazon.it/Mai-fidarsi-di-un-gigol%C3%B2-ebook/dp/B01N3UVWYJ/ref=asap_bc?ie=UTF8

...e dato che manca meno di una settimana a Natale, auguro a ogni collega linguista, traduttore e traduttrice di poter essere sempre tanto ma tanto LOST IN TRANSLATION. Come piace a me.
🎄🎄🎄

venerdì 9 dicembre 2016

Paranoie da traduttrice






Ogni volta che chiudo una traduzione entro i limiti della data di consegna, la temuta "Deadline" , spengo il computer giurando a me stessa che per un mese almeno non voglio più saperne di traduzioni impegnative. Anzi stabilisco proprio di bandire ogni impegno troppo serio col mondo. 

L'incubo della Deadline che incombe, crea una sorta di potente propulsore di spinta che ti fa inserire il Nos. Attiva tutti i tuoi sensori (ma non li avevi già spremuti ben bene?) e tu sei vigile come un generale della Gestapo catapultato in un' altra epoca, per fortuna però, impegnato in una causa diversa.

Quella data genera angoscia, tachicardia e regala lunghissime nottate in bianco davanti allo schermo che riflette un paio di occhiaie scure in un viso tirato. A quel punto, dopo aver ricontrollato tutto quanto per la novecentesima volta e aver salvato il file in ogni angolo del computer, eccoti lì a pigiare sul tasto Invio. Ed eccoti esausta e prosciugata. So bene che valgono gli stessi termini per i colleghi maschietti e non me ne vogliano se, per deformazione, scrivo al femminile.

Dicevo, non è solo in quel preciso momento che riprometto a me stessa di smettere di tradurre, di abbandonare le parole scritte e votarmi ad una causa migliore. Come quella di aprire un chiosco di piadina  per esempio (o di gelati, toh!). Perché no? All'aria aperta avrei continui scambi umani e nessuna paranoia per la giusta punteggiatura.

Ecco, io ripeto a me stessa di capitolare, anche tutte le volte che guardo le tariffe offerte o quando tiro un sospiro di sollievo per l'arrivo del (generalmente misero) bonifico pagato a sessanta-barra-novanta giorni fine mese. O ogni volta che invio una candidatura con tariffario e non ricevo il becco di una risposta. Oppure sì, ma mi si suggerisce di ritoccare le mie, già modestissime, richieste. Non esistono assunzioni, esistono solo collaborazioni. Per non parlare delle proposte editoriali a cui, nove volte su dieci la risposta è da cercarsi su Chi l'ha visto?

Vogliamo poi discutere della solitudine del traduttore? O di come sia difficile condividere con amici, conoscenti e compagni di vita, il concetto di "ricerca della definizione esatta". O del perché rendere la frase al meglio, restituire lo stesso spirito, lo stesso identico stile, richieda spesso (se non sempre), il giusto stato d'animo. Appunto! Come condividere simili crucci senza risultare affetti da paranoia grave?

Sorvolo sul pensiero di chi ti vede come un dizionario vagante e di chi ti chiede "il favore" di dare un occhiatina ad un documento arrivato oggi-oggi dalla Germania. "Se magari me lo riassumi a voce, dato che per te è facile". (E non esagero, c'è chi davvero me lo ha chiesto!)...

Per tutto questo e per altri motivi, che non ricordo ora ma che esistono, io mi riprometto sempre più spesso di arrendermi e mettere la testa a posto. La crisi d'identità dura qualche oretta, qualche giorno. A volte intere settimane. Poi però, torna fuori la mia natura. Io non smetto di pensare in due lingue, a volte tre. Mi scopro a leggere i foglietti illustrativi in tedesco e in francese. Torno da scuola (eh no! non vivo di sole traduzioni) stanca ma felice dei miei corsisti e di essere riuscita a trasmettere loro la passione per le mie lingue. Ed è a quel punto che per l'ennesima volta mi arrendo alla triste realtà. La mia è una vera e propria dipendenza. La mia missione è fare da ponte. Destino comune fra i linguisti. E finché sarò mossa dalla profonda passione, io continuerò ad affascinarmi, aggiornarmi, consumarmi e crogiolarmi con una parola. Fin quando sarò mossa dallo stesso amore io, non smetterò di tradurre.
Non riuscirei neppure volendo.


venerdì 2 dicembre 2016

Il mio libro tradotto (me lo commentate?)










Sinossi: 
Il matrimonio alle porte,l'ansia da preparativi, le liti tra suocera e  futuro sposo e poi arriva il cadavere di uno sconosciuto a sdrammatizzare il tutto.


Tradurre il libro di Birgit Kluger è stato un po' come fare una di quelle cose che tutti ti sconsigliano e tu, niente da fare, continui per la tua strada correndo ad abbracciare l'Eurostar. Perché me lo sconsigliavano tutti? Perché si trattava di lavorare retribuita a Royalities. In parole povere, andare incontro ad una retribuzione incerta. Sei mesi di lavoro, notti in bianco sulla tastiera, occhiaie a gogo, ecc...ecc...ecc. Ma conoscere e lavorare con l'autrice è stato una rivelazione. Si tratta di una scrittrice tedesca simpatica, solare e collaborativa come poche. Non meno indispensabile è stato lo scrittore Francesco Piccioni, ora stabilitosi (Dio grazie!) a Cesenatico. A lui devo la rilettura dell'intera traduzione verso l'italiano (insieme a tanti suggerimenti preziosi). Grazie a questi incontri e a tanta (davvero tanta!) fatica, oggi potete leggere il giallo di Birgit Kluger, "Mai fidarsi di un gigolò", anche in italiano. Sperando che lo leggiate in tantissimi, e sicurissima che vi piacerà un sacco, per ultimo, vi chiedo una recensione. Ogni vostra parola sarà apprezzatissimo. (Tutto volutamente al superlativo). 
Ps: Aggiungo il link della pagina di Birgit Klugerhttps://www.amazon.it/Birgit-Kluger/e/B005UM5S0K/ref=ntt_dp_epwbk_0


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Sono la traduttrice delle novelle "L'Elmo di Ade", "Ifigenia", "Ecaterini" di Patrice Martinez. Ho curato la traduzione della nuova edizione di "Lettera a un ostaggio"di Antoine de Saint-Exupéry.
"Mai fidarsi di un gigolò" di Birgit Kluger, è il mio primo romanzo tradotto, pubblicato e venduto su Amazon .
 Ora sono alle prese con secondo romanzo dell'autrice Birgit Kluger.
 Insegno lingue negli istituti privati e mi occupo di traduzioni tecniche. Sono mamma di Emanuele e fino a quest'estate avevo anche un altro bellissimo lavoro...no, non mi annoio (quasi) mai.